Potere e responsabilità, la Nato e il futuro dell'Occidente - con Gabriele Natalizia

Appunti - di Stefano Feltri - Podcast tekijän mukaan Stefano Feltri

Questa è l'estate della Nato. C'è stato un importante vertice a Vilnius, in Lituania, l'11 e il 12 luglio si è discusso di Turchia. Si è discusso di un ingresso possibile, forse possibile, sicuramente remoto dell'Ucraina nella Nato, della membership della Svezia, delle prospettive della guerra in Ucraina. Ma è anche l'estate del film di Christopher Nolan dedicato a J. Robert Oppenheimer, il fisico che ha guidato il progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica nel 1945. Sul Financial Times un editorialista che vale sempre la pena di leggere, Jana Ganesh, ha scritto che Oppenheimer è un gran bel film, ma sull'uomo sbagliato perché doveva essere dedicato al presidente che la bomba atomica l'ha usata, cioè Henry Truman.Dice Ganesh che è Truman che ha fatto le scelte più difficili: ha definito l'assetto del mondo nel Dopoguerra per come lo conosciamo e il ruolo che dovevano avere gli Stati Uniti.E' lui che ha impostato un approccio che persegue la pace attraverso l'egemonia. Una strategia che ha funzionato per vari decenni, ma che è stata costruita su montagne di cadaveri, a cominciare da quelli vaporizzati o martoriati dalle radiazioni a Hiroshima e Nagasaki (l’anniversario della prima bomba, non sempre ricordato, è il 6 agosto).Scrive Ganesh che ancora oggi il nostro mondo è quello di Truman. Che non ci sarebbe alcuna discussione sull'Ucraina se gli Stati Uniti non fossero rimasti sempre impegnati militarmente in Europa, sia direttamente sia attraverso soprattutto la Nato.La lezione di questo decennio, scrive Ganesh finora è che il liberalismo non è in grado di sopravvivere senza la forza. Il liberalismo, insomma, e tutti i valori che professiamo, sono sopravvissuti in questi anni soltanto grazie alla potenza militare? Questa è la domanda inquietante che emerge da questa estate, grazie appunto al film su Oppenheimer e alla discussione intorno al destino della Nato.La democrazia ha bisogno della violenza, almeno potenziale? Per citare Roosevelt (Theodore, non Franklin Delano), possiamo permetterci di “parlare in modo gentile” soltanto finché “abbiamo un grosso bastone”? Dopo la fine della Guerra fredda, la Nato poteva scomparire, invece ha resistito, e questa già è una cosa strana, visto che la missione per la quale era nata - arginare il blocco sovietico - era compiuta.Ma un sistema internazionale nel quale ci sono due garanti dell’ordine (Nato e patto di Varsavia) è più stabile di uno anarchico e anche più di uno nel quale il ruolo di poliziotto globale è ricoperto da un solo soggetto, la Nato, che ha un inevitabile predominio americano. Per un po’ la Nato ha guardato anche al Mediterraneo e all’Africa, negli anni del jhadismo più minaccioso dopo l’11 settembre 2001. Oggi il fianco est assorbe di nuovo tutte le attenzioni, col nuovo protagonismo della Russia di Vladimir Putin. Ma, come si vede con il caos in Niger e nei paesi confinanti, l’assenza di un soggetto egemone non è mai davvero una buona notizia.Perché l’egemone, per citare qui Spider-Man, ha grandi poteri ma anche grandi responsabilità: la Nato è un’alleanza fondata sulla potenza militare americana, ma questo non significa che gli altri paesi siano soltanto vassalli di Washington. Ciascuno ha le proprie responsabilità, onori e oneri, e limiti, a differenza di quello che dicono commentatori anche autorevoli in altri campi come lo storico... Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices

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