Grafica e oggetti dell’Art Nouveau
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Versione audio: Tra la fine del XIX secolo e i primi vent’anni del XX secolo l’Art Nouveau volle elaborare i segni di un’eleganza nuova e di una bellezza moderna. Gli artisti legati a questa corrente europea si appellarono proprio alla modernità, alla novità, alla gioventù, per elaborare un linguaggio esemplato direttamente sulla natura, ricco di riferimenti al mondo animale e vegetale, riproducendo le forme organiche attraverso l’uso di segni dinamici, agili, flessuosi, carichi di una forte valenza simbolica e decorativa. La donna art nouveau Architetti e designers disegnarono e progettarono non solo edifici e arredi ma anche un gran numero di lampade, gioielli, portacenere e calamai. L’iconografia di questi oggetti si sviluppò soprattutto intorno a tre temi principali: la donna, il fiore e l’animale, esaltati individualmente ma più spesso accostati in affascinanti composizioni allegoriche. Henri Toulouse-Lautrec, Loïe Fuller alle Folies-Bergère, 1893. Olio su cartone, 63,2 x 45,3 cm. Albi, Musée Toulouse-Lautrec. La figura femminile impersonava un sensualismo sofisticato e sfuggente, leggermente equivoco; l’immagine della donna si incarnava nel mito classico o medievale (sotto forma di dea, ninfa o fata) oppure richiamava il mondo dello spettacolo. Non erano rare, infatti, le riproduzioni di attrici o danzatrici famose: la ballerina americana Loïe Fuller fu rappresentata spesso, nei dipinti, nelle lampade e soprattutto nei cartelloni, mentre si librava nell’aria. Jules Chéret, Folies-Bergère. La Loïe Fuller, 1893. Litografia polìcroma, 123,2 x 87,6 cm. New York, The Museum of Modern Art. Mucha Nel campo della grafica, emerse la figura di Alfons Mucha (1860-1939), pittore e scultore ceco assai attivo in Francia. Mucha è ricordato soprattutto per i suoi poster art nouveau, eleganti, raffinati, coloratissimi. Con i propri manifesti, Mucha pubblicizzò bevande, generi di consumo, prodotti per la pulizia del corpo e della biancheria, sfruttando di norma l’immagine di una donna sottile, elegante, ammiccante, sensuale, ingioiellata e dalla folta capigliatura, circondata da motivi floreali e arabeschi. Alphonse Mucha, Manifesto pubblicitario per le Bieres de la Muse, 1900 ca. Celebri i suoi poster di spettacoli teatrali, in cui ritrasse le famose attrici del tempo. «Signor Mucha, lei mi ha reso immortale»: questo il commento di Sarah Bernhardt, una delle più grandi attrici teatrali del XIX secolo. L’opera di Mucha è oggi considerata il più tipico simbolo della Belle Époque. Alphonse Mucha, Manifesto per La Dama delle Camelie (La Dame aux Camélias), con protagonista Sarah Bernhardt, 1896. Animali e piante Gli animali e ancor più le piante furono fonte d’ispirazione pressoché inesauribile per artisti e designers; nelle opere degli scultori e in quelle dei maestri vetrai comparvero arbusti, glicini, campanule, orchidee, iris e magnolie, assieme a pavoni, coleotteri, insetti e soprattutto libellule. Questo riferimento alla natura, suggerito da una semplice consuetudine dettata dal gusto, era peraltro sostenuto da critici, letterati e artisti. Scriveva, ad esempio, l’architetto e letterato italiano Camillo Boito, nel 1898: «La natura dovrebbe dar tutto; la tradizione non dovrebbe dar niente […]. Noi non ci stancheremo perciò di porgere agli studiosi gli esempi belli dei secoli trascorsi; ma plaudiremo con animo lieto a chi riesca a strappare alla viva natura, direttamente, un pensiero o una forma». René Lalique, Sirène, piatto in vetro opalescente, 1920 ca.