I giocatori di carte di Cézanne

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Versione audio: I giocatori di carte è il titolo con cui è conosciuto ognuno di un gruppo di cinque dipinti dedicati dal pittore Paul Cézanne (1839-1906) al medesimo soggetto. Questi quadri vennero tutti realizzati ad Aix-en-Provence, in Provenza, tra il 1890 e il 1895, durante il cosiddetto periodo sintetico dell’artista. Quattro versioni sono oggi conservate in diversi musei, a Londra, New York e Parigi. Una, la terza per l’esattezza, è stata acquistata nel 2011 da un collezionista del Qatar, per la cifra record di 250 milioni di dollari. Oggi ne vale oltre 267. Riportare la natura alla geometria Un gruppo di avventori (tre nelle prime due versioni, con alcuni spettatori, solo due nelle versioni successive) gioca in un’osteria di paese. Si tratta di contadini che il pittore era solito osservare nella tenuta paterna, nei pressi di Aix. Gli uomini sono seduti a un tavolo posto in prossimità di una parete. La composizione del gruppo comprende soltanto il tavolo e i giocatori; l’ambiente intorno è trattato sommariamente, con pochi oggetti appesi al muro nelle prime due versioni e successivamente con uno specchio che sembra far parte della boiserie in legno del locale. Niente dell’atteggiamento di quegli uomini, che sono come raggelati, lascia trasparire qualcosa della loro intima natura. Nelle ultime tre versioni, essi sono seduti secondo una struttura piramidale, con le braccia piegate a formare degli angoli acuti sopra la tavola orizzontale; persino i volti appaiono angolosi. La quinta versione Nella quinta versione, la più interessante e quella più profondamente connotativa della sua ricerca, le figure dei due avventori sono costruite con accordi cromatici, tendenti al giallo-bruno nel giocatore di destra e al blu-violetto in quello di sinistra, mentre la massa della tovaglia rossa e la bottiglia al centro, perno della composizione, da un lato dividono i due giocatori e dall’altro contribuiscono a farli percepire come puri volumi. Cézanne ha in tal modo isolato la geometria dei corpi e dei vestiti: il cappello del giocatore di destra è una calotta sferica, il cappello del giocatore di sinistra è un cilindro sormontato da un’altra calotta, le maniche sono cilindriche e troncoconiche. Il tavolino è ridotto a un semplice sistema trilitico, la rigida tovaglia sembra definita attraverso superfici geometriche semplici. Lontano dall’Impressionismo Il tema, quello degli avventori di un bar o di un’osteria, è in sé stesso tipicamente impressionista: basti ricordare le opere di Manet, come Il bar delle Folies-Bergère, di Renoir e soprattutto di Degas. La concezione generale del dipinto, però, è molto lontana dall’Impressionismo. Cézanne, a differenza dei suoi colleghi impressionisti, non intende descrivere un episodio ma creare una forma: non vuole rendere un’impressione ma produrre una sintesi della scena, destinata a permanere nella mente, quasi pietrificata dall’azione del ricordo. La sua ricerca aspirò infatti a conquistare quella verità essenziale che l’impressione visiva delle cose non poteva rivelare. «Nella pittura, due sono i fattori: l’occhio e il cervello, ed entrambi si devono intendere», affermava l’artista. «Bisogna lavorare al loro reciproco sviluppo […]: l’occhio per la visualizzazione della natura; il cervello per l’organizzazione logica delle sensazioni che stanno a monte dei mezzi d’espressione». Scoprire l’essenza della realtà Scrisse Cézanne, all’amico e collega Émile Bernard, che un artista deve «trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono». Il maestro francese, infatti, riteneva che la lettura percettiva della natura, indagata solo attraverso i sensi, non fosse l’unica via per affermarne l’essenza: essa deve essere integrata da un’indagine intellettiva. Nella poetica di Cézanne, il pittore può scoprire l’essenza, la verità nascosta della realtà, solo indagando il mondo con l’intelligenza; come a voler dire che sotto l’apparen...

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