Il Concerto campestre di Tiziano

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Versione audio: Nato da una famiglia agiata, tra il 1488 e il 1490, a Pieve di Cadore (oggi in provincia di Belluno), Tiziano Vecellio è stato il più grande artista veneziano del Rinascimento oltre che uno dei più celebrati pittori di tutti i tempi. La sua importanza è confrontabile soltanto a quella di Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Nonostante la relativa ricchezza di informazioni sulla sua persona, è sconosciuta la sua data di nascita. Giunto a Venezia giovanissimo, Tiziano iniziò la sua formazione presso la bottega di Giovanni Bellini. La pittura tonale Nel 1508 divenne collaboratore di Giorgione, più anziano di una decina d’anni. Giorgione non fu l’unico artista di riferimento per Tiziano; dalla pittura di Mantegna e di Raffaello egli trasse un realismo espressivo ricco di movenze e di ritmi narrativi, decisamente innovativo per la cultura veneta. Senza dubbio, però, lo stile del giovane Tiziano fu non poco debitore di quello dell’amico Giorgione e non a caso la critica ha trovato difficoltà ad attribuire alcune opere all’uno o all’altro. Le prime opere di Tiziano, infatti, sono tutte tese alla sperimentazione della pittura tonale giorgionesca. Una difficile attribuzione Il Concerto campestre venne dipinto per un pubblico sicuramente assai elitario. Appartenne prima ai Gonzaga, poi, nel XVII secolo, a re Carlo I di Inghilterra e infine a Luigi XIV re di Francia. Per questo, oggi si trova al Louvre. L’opera è stata attribuita sia a Giorgione sia a Tiziano sia a entrambi gli artisti. A lungo si è pensato che il quadro fosse stato iniziato da Giorgione, cui erano sicuramente assai congeniali i temi affrontati (la musica, l’ozio pastorale, la convivenza di visibile e invisibile), per essere poi completato da Tiziano intorno al 1510. Oggi, sulla scorta di considerazioni di ordine formale, l’orientamento è di attribuirlo al solo Tiziano. Questi, infatti, aveva raccolto in eredità il ricco allegorismo giorgionesco, aggiornandolo con una cultura molto più ricca e multiforme; inoltre, riprese la sua fusione coloristica, sviluppandone e accentuandone la morbidezza. Il soggetto La scena rappresenta un gruppo di personaggi intenti a suonare all’aria aperta, seduti su un prato ricco di erbe. Un elegante giovane cittadino suona un liuto, accompagnato da una Musa nuda con il flauto, ma è interrotto da un rustico paesano che gli rivolge la parola, mentre a sinistra una seconda figura femminile versa dell’acqua in un vascone di pietra. Queste donne sono ovviamente delle figure ideali, non esistenti, frutto della fantasia o dell’ispirazione dei due uomini. Anche la loro nudità è solo l’espressione di una condizione divina. Sullo sfondo di una natura rigogliosa, ricca di alberi frondosi, un pastore pascola il suo gregge. Il paesaggio Il paesaggio nel quale i personaggi sono immersi, e che ci restituisce, al centro, la tenera immagine di un quieto paesello, è restituito in modo mirabile. La resa luminosa delle fronde è tale da far pensare che l’artista abbia dipinto all’aria aperta, circostanza ancora del tutto insolita all’inizio del Cinquecento. Il colore che più colpisce l’occhio dell’osservatore e il rosso sontuoso dell’abito del musicante con il liuto, al centro. Tuttavia, prevalgono in tutta la scena le molte sfumature del verde, colore della Natura, assai amato da Tiziano e dai veneti in particolare. Un omaggio alla musica I due uomini hanno i volti in ombra e non sono riconoscibili: non si tratta, dunque di personaggi identificabili. Ne consegue che il significato del dipinto è di natura puramente allegorica. Recenti analisi iconografiche hanno ricondotto il soggetto a una complessa cultura di matrice filosofica e di stampo neoplatonico, che vedeva nella musica il riflesso dell’armonia universale. La concordanza fra la musica celeste, personificata dalla Musa che suona il flauto, e la musica mondana, rappresentata dal suonatore di liuto,

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