Il disegno nell’arte e nell’architettura
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Versione audio: Il disegno è l’arte di tracciare dei segni su una superficie in modo da creare un’immagine. Il supporto più comune per il disegno è la carta; tuttavia, secondo le necessità, si può disegnare sulla ceramica, sul muro o sulla tela. Il disegno e la pittura Si possono considerare disegni sul muro già i primi dipinti rupestri, a dimostrazione che l’origine di questa forma d’arte è davvero antichissima. Per lungo tempo la pittura, così come la intendiamo noi oggi, non è esistita, essendo piuttosto sostituita da una forma di disegno per contorni colorato. Nella pittura egizia e cretese, una linea continua, detta di contorno, delimitava la forma di una figura e la rendeva riconoscibile; altre linee tracciavano i particolari interni. Una figura ottenuta attraverso un disegno per contorni, colorato o meno, appare priva di volume, sviluppata su un solo piano. Anche gli artisti greci, e soprattutto i ceramografi, furono soliti rappresentare uomini e oggetti usando linee di contorno; tuttavia, a differenza di quelli egizi, essi tentarono di suggerire uno sviluppo delle figure nello spazio. Ad esempio, assottigliarono o inspessirono le linee in modo da sottoporre le figure a un tenue effetto di luce e ombra. Inoltre, fecero ricorso a minuti particolari, capaci di “riempire” i contorni e di suggerire l’impressione della massa. Ancora durante il Medioevo, la dimensione del disegno prevalse su quella propriamente pittorica. Nelle miniature e nelle pitture murali altomedievali e romaniche, le immagini sono ridotte a motivi grafici di volumi e chiaroscuri. L’uso frequente e compiaciuto della linea curva e dell’intreccio, l’esaltazione dei contorni marcati, l’uso di colori accesi e fortemente contrastanti, stesi a campiture uniformi, le pose e gli atteggiamenti convenzionali delle figure e, soprattutto, l’assenza della resa spaziale rendono le scene immateriali e innaturali. Il disegno divenne una forma d’arte pienamente autonoma rispetto alla pittura a partire dal Duecento, quando gli artisti, dovendo lavorare a un quadro o un affresco, eseguivano molti disegni, detti studi, che potevano essere più o meno definiti o chiaroscurati e servivano a ricercare le giuste proporzioni e i giusti rapporti tra le figure. I disegni preparatori si realizzavano invece direttamente sulla tavola, la tela o la parete, subito prima della stesura del colore. Iniziò a diffondersi il cosiddetto disegno per volumi, finalizzato a esprimere la terza dimensione attraverso la resa di un modellato ottenuto con un tracciato di linee parallele o incrociate, detto tratteggio, oppure attraverso piani sfumati, ossia il chiaroscuro. Gli strumenti del disegno Per disegnare sono necessari strumenti capaci di lasciare un segno. Nel Medioevo e nel primo Rinascimento erano usati gli stili a punta metallica, precursori delle nostre matite, ossia piccole aste metalliche (di piombo, ottone, argento) terminanti a punta. Gli stili andavano usati su fogli trattati con pigmenti e aggreganti. In pieno Rinascimento fu molto diffusa la sanguigna, assai amata da Michelangelo e Leonardo da Vinci, una sorta di matita ricavata da un tipo di argilla ferrosa e di colore rossastro, detta ematite. Il disegno a penna prevedeva invece l’uso della penna d’oca, intinta nell’inchiostro; quest’ultimo era ottenuto con nerofumo (polvere di carbone) miscelato a una soluzione di gomma arabica oppure con estratto acquoso di galle di quercia mescolato a soluzioni di sali di ferro. Per il disegno a pennello si utilizzavano pennelli sottilissimi e inchiostri diluiti (dall’inchiostro di china al bistro, al seppia). Il pennello fu ampiamente usato dagli Egizi, dai Cretesi, dai pittori vascolari greci e, in Asia, dai disegnatori cinesi e giapponesi. Assai diffusa fu anche la tecnica del disegno a carboncino, caratterizzato da segni morbidi e sfumati e da effetti marcatamente pittorici. I carboncini erano ricavati da rametti di salice,...