Il tempio greco: seconda parte

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Versione audio: I templi greci erano molto simili fra di loro ma non uguali: alcuni particolari permettevano di raggrupparli in tre categorie, sulla scorta di tre stili, detti ordini architettonici: il dorico, lo ionico e il corinzio. Gli elementi architettonici che permettevano di identificare l’ordine a cui apparteneva il tempio erano i capitelli e il fregio della trabeazione. L’ordine dorico Nel caso del dorico, la colonna era priva della base, e il fusto poggiava direttamente sul basamento del tempio, ossia il crepidoma, il cui pavimento era chiamato stilobate. Bisogna dire che gli antichi romani non capirono mai il perché di tale eccezione, ed essendo inclini alla semplificazione, quando adottarono l’ordine dorico lo munirono di base. Il fusto dorico è decorato da venti scanalature semicilindriche a spigolo vivo (ossia accostate l’una all’altra). Il capitello dorico presenta la parte inferiore, detta echìno, a bacile e una parte superiore, o àbaco, a forma di tavoletta. Le “forme doriche” della colonna hanno subìto nel tempo una certa evoluzione; la colonna dorica arcaica, per esempio, appare molto più tozza di quella classica: è più rastremata (a forma di bottiglia) e ha un echino decisamente più largo e schiacciato, che sembra quasi un cuscinetto. La colonna dorica del V sec. a.C., invece, ha un fusto tendenzialmente cilindrico e presenta un capitello minuto, con l’echino a forma di tazza troncoconica. Il fregio dorico è caratterizzato da due elementi posti in sequenza alternata per tutta la sua lunghezza: il triglìfo, una lastra rettangolare decorata da scanalature, e la mètopa, una lastra quadrata ornata da bassorilievi. A causa dell’alternanza con i triglifi, le decorazioni delle metope dovevano privilegiare temi, religiosi o mitologici, che potessero narrarsi per singoli episodi, contenuti nello spazio ristretto di un quadrato. Affinché le scene risultassero visibili da lontano, le metope potevano accogliere, ovviamente, poche figure presentavano uno sfondo uniforme e possibilmente colorato. Anche i triglifi erano colorati, così come la cornice. Il tempio dorico più famoso del mondo greco e dell’antichità tutta è il Partenone di Atene. In Italia, vantiamo il Tempio della Concordia ad Agrigento, molto ben conservato. Lo ionico e il corinzio L’ordine ionico, elaborato quasi nello stesso periodo del dorico, si affermò soprattutto in Asia Minore e nelle isole egee. A differenza di quella dorica, la colonna ionica presenta una base; il fusto è decorato da ventiquattro scanalature dagli spigoli smussati. Il capitello ha un echino decorato da òvoli (ornamenti simili a mezze uova) e lancette, e sovrastato da un pulvino che presenta due grandi volùte orizzontali, un tipico motivo architettonico a spirale. L’abaco sovrastante è piuttosto sottile. Il tipico capitello ionico non è a tutto tondo (come quello dorico) e presenta solo due facce principali parallele, una anteriore e un’altra posteriore. Ne consegue che i capitelli della prima e dell’ultima colonna di ogni facciata mostrano, nei prospetti laterali, il fianco della voluta. Venne quindi creato un capitello ionico angolare, a pianta quadrata, con quattro volute poste sulle diagonali e dotato di quattro facce uguali. La trabeazione ionica presenta un architrave tripartìto, ossia diviso da tre fasce orizzontali leggermente aggettanti l’una sull’altra; il fregio, continuo e inizialmente liscio, fu in seguito decorato a bassorilievi. Per la decorazione dei fregi ionici, gli scultori disponevano di uno spazio lungo e ininterrotto; avevano così la possibilità di scegliere temi che privilegiavano l’idea del percorso, quali scene di cortei e di processioni. L’ordine corinzio, originario, sembra, della città di Corinto da cui infatti deriva la denominazione, fu elaborato nel V sec. a.C., diffondendosi a partire dal secolo successivo. Il corinzio non ebbe grande fortuna presso i Greci,

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