La pittura nell’Antico Egitto
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Versione audio: Intorno al 3000 a.C., nel Vicino Oriente e nell’Africa Nord-orientale le caratteristiche geologiche e climatiche del territorio favorirono uno sviluppo economico eccezionale. I territori oggi corrispondenti all’Egitto, alla Siria e all’Iraq, una volta conosciuti come “mezzaluna fertile”, erano bagnati da quattro grandi fiumi: il Nilo, il Giordano, il Tigri e l’Eufrate. Antico Egitto. Questi straripavano periodicamente e fertilizzavano i terreni vicini depositandovi il limo, un materiale ricco di sostanze minerali. Un efficace sistema di dighe e una fitta rete di canali disciplinavano queste piene, garantendo un’irrigazione razionale ed efficace e creando i presupposti per un’agricoltura avanzata. Tra le civiltà sviluppatesi anticamente nel Vicino Oriente, quella egizia fu la più importante. Essa durò più di tremila anni e la sua cultura artistico-letteraria esercitò un’influenza fondamentale su quasi tutti gli altri popoli orientali e mediterranei, inclusi i Greci e i Romani. La lunga storia egizia Le regioni bagnate dalle acque del Nilo furono abitate da popolazioni di stirpe egizia già in epoca neolitica. Risalgono infatti a questo periodo i più antichi reperti ritrovati in quei territori, ossia utensili d’uso quotidiano e vasellame di terracotta decorato a motivi geometrici. Secondo la tradizione, intorno al 2900 a.C. un re di nome Menes unificò sotto il suo scettro, in un solo grande Stato, gli antichi regni dell’Alto Egitto a sud e del Basso Egitto a nord, scegliendo come capitale la città di Menfi. Nei secoli successivi, e per quasi tremila anni, il paese fu governato da una lunga serie di dinastie regali. Gli egittologi hanno diviso la lunga storia egiziana, compresa fra il 3000 e il 332 a.C., in Antico Regno, Medio Regno, Nuovo Regno ed età tarda. Questi grandi periodi di splendore economico e culturale furono intervallati da tre periodi “intermedi”, segnati da crisi politiche e sociali. Dopo il 332 a.C., l’Egitto perse la sua millenaria indipendenza e nel 30 a.C., indebolito dalle continue lotte di successione, divenne una provincia dell’Impero romano. La figura del faraone Le strutture politiche e amministrative dell’Antico Egitto si consolidarono intorno al 2575 a.C. Il vertice dello Stato, rigidamente strutturato, era costituito dal sovrano, o faraone; la gerarchia sociale comprendeva poi, in ordine discendente, gli alti funzionari statali e religiosi, i guerrieri, gli scribi, i mercanti, gli artigiani, i contadini e i servi. Fin dal 2500 a.C., il faraone fu considerato figlio del Sole, e dunque un dio incarnato: in Egitto egli divenne oggetto di venerazione, fu il simbolo dell’unità della nazione, l’emblema del potere politico e religioso, il centro motore di ogni attività. A lui faceva capo anche l’amministrazione della giustizia. La funzione dell’arte egizia Se pensiamo alla Storia dell’arte come ricerca ininterrotta, come tradizione che tramandandosi da un artista all’altro crea un percorso che conduce fino ai nostri giorni, allora essa non comincia nelle caverne francesi dipinte dai nostri progenitori ma nella Valle del Nilo cinquemila anni fa. I grandi maestri egizi insegnarono ai Greci, e questi ai Romani; e tutta l’arte occidentale, dal XV al XIX secolo, è debitrice della cultura greco-romana. Per questo l’arte egizia è così importante per noi: perché molto di ciò che tendiamo a identificare con “arte” è nato all’ombra delle piramidi. Per comprendere l’arte egizia dobbiamo partire da una premessa importante: essa ebbe una funzione religiosa e celebrativa. Il suo compito fu quello di esprimere dei concetti e affermare verità immutabili: per questo doveva risultare chiara, comprensibile e universale. La pittura e, in modo minore, la scultura furono concepite come un linguaggio del pensiero che, visivamente, interpretava e riproduceva l’insieme delle credenze magico-religiose e le concezioni politiche del mondo egizio.