Le donne di Caravaggio 2: Fillide
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Versione audio: La prostituta Fillide Melandroni era di origine senese. Si trasferì a Roma nel 1593, e con l’aiuto di Anna Bianchini, detta Annuccia, all’epoca appena tredicenne, iniziò a esercitare l’attività di meretricio e a introdursi nel giro. Le due erano amiche e lavoravano insieme. Fillide venne arrestata frequentemente, e con lei Annuccia: nei verbali di polizia, i loro nomi risultano spesso appaiati. A differenza della Bianchini, la cui clientela non era certo altolocata, la Melandroni era però ambiziosa e voleva far carriera: fu per questo che si legò al clan dei fratelli Tomassoni, uomini d’arme e di piccola nobiltà, originari di Terni, che gestivano a Roma un giro di cortigiane destinate a gentiluomini, notai, cardinali e gente di curia. I Tomassoni erano di casa in Rione Campo Marzio, dove abitava anche il pittore lombardo Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610). Quando Caravaggio la incrociò nelle strade del quartiere, Fillide aveva solo diciassette anni. Procacciava i propri clienti sotto lo sguardo vigile del suo protettore, e forse amante, Ranuccio Tomassoni, abile e conosciuto spadaccino che un contemporaneo ricorda come “giovane di molto garbo”, e che in realtà era uno spregiudicato e rissoso piantagrane con cui l’artista ebbe spesso occasione di scontrarsi, azzuffarsi e ferirsi, creando i presupposti per il drammatico incidente del 28 maggio 1606, che vide Ranuccio ucciso per mano del pittore. Una corteggiana scandalosa Fu certamente con l’autorizzazione del Tomassoni che Fillide, ragazza dalla procace e sensuale bellezza, divenne modella del Merisi. La Melandroni compare sicuramente in quattro dipinti di Caravaggio. La “Corteggiana scandalosa” (così il parroco di Sant’Andrea delle Fratte la censì sul Libro delle Anime), richiesta da nobili e signori, educatrice di altre meretrici, diede corpo e volto a Santa Marta, Santa Caterina, Giuditta e alla Madonna della Natività di Palermo. Per molti, è anche la Maddalena piangente nella Deposizione. Probabilmente l’interesse di Caravaggio per la procace Fillide andò ben oltre quello artistico e ciò potrebbe aver contributo non poco ad alimentare i dissapori fra il pittore e il protettore della giovane, il quale comunque abbandonò Fillide al suo destino, preferendole la più giovane Prudenza Zacchia. Fu così che la Melandroni per un certo periodo si mise in proprio, potendo contare sui nobili, porporati e potenti clienti di sua conoscenza. Tra questi, anche il Marchese Giustiniani, grande estimatore di Caravaggio. Una donna senza protezione, tuttavia, correva grossi rischi e difatti Fillide conobbe spesso l’onta del carcere e, forse, della fustigazione pubblica. Tornata nella sfera di controllo dei Tomassoni, stavolta però di Giovan Francesco, Fillide ritrovò una certa sicurezza, l’agiatezza e perfino l’amore, nella persona del nobiluomo veneziano Giulio Strozzi, che avrebbe commissionato proprio al Caravaggio un ritratto dell’amata, ora diventata “cortigiana honesta”. La storia d’amore non è a lieto fine: i parenti dello Strozzi, temendo che questi sposasse la concubina, si rivolsero addirittura al papa, Paolo V, perché intervenisse a separare i due amanti. E così, Fillide, «famosa cortegiana», venne «mandata fuori di Roma con ordine che non vi debba più tornare». L’esilio, invece, durò solo due anni; dopo che Giulio Strozzi ebbe a sua volta lasciato la città, per costruirsi una famiglia regolare e che non desse adito a scandali, Fillide poté rientrare e tornare all’antico mestiere, fino alla morte, sopraggiunta a soli 37 anni. Non le fu concessa la sepoltura cristiana. Marta e Maria Il quadro con Marta e Maria venne dipinto nel periodo in cui Caravaggio viveva nel palazzo del Cardinale Del Monte, suo protettore. Nella modella che posò per la figura di Marta, a sinistra, è stata identificata Anna Bianchini, ossia Annuccia, protagonista di altri dipinti caravaggeschi. La bella e seducente Maria,