Marco Vanelli "Gesù. Il film di una vita"

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Marco Vanelli"Gesù. Il film di una vita"Carl Theodor DreyerIperboreahttps://iperborea.comTraduzione di Marco VanelliPostfazione di Goffredo FofiDreyer cominciò a vagheggiare un film sulla vita di Gesù sin dagli anni ’30, ma fu soprattutto dopo l’occupazione nazista che il progetto si delineò: i romani erano come i tedeschi e il popolo ebraico, un tempo come allora, era vittima di persecuzioni. «Quanti idealisti politici e religiosi, prima e dopo Gesù, sono stati uccisi per necessità politiche o religiose, e sempre in nome del popolo?» Quando la Danimarca viene invasa dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, per il regista Carl Theodor Dreyer l’idea di un film su Gesù, già vagheggiato da quasi dieci anni, diventa finalmente un progetto. I coloni romani come gli invasori tedeschi, il governo ebraico come i collaborazionisti, gli idealisti come la resistenza. E Gesù è qui, nella resistenza, tra i «non accettanti», secondo la definizione di Goffredo Fofi nella postfazione a questo libro, che si oppongono a un sistema oppressore con la semplicità di un’idea rivoluzionaria. Il Gesù di Dreyer scardina l’ordine delle cose con l’empatia, la compassione, l’attenzione agli ultimi, e in cambio richiede una fede profonda che, per l’autore non praticante, è un nodo di riflessione e una conquista in tarda età. Ma l’umanissimo figlio di Dio che il regista danese descrive, a volte arrogante e a volte rabbioso, nasce da una lettura personale del testo biblico, rimuginata nel corso di trent’anni e lungo più stesure della sceneggiatura, che razionalizza i miracoli e perdona i carnefici, convinti ingenuamente di essere parte del disegno divino: mai tradotta in immagini per la morte dell’autore, è rimasta solo nel testo definitivo, scritto per la Rai nel 1967 e oggi pubblicato per la prima volta nella sua versione più completa, che integra gli appunti dell’autore e gli episodi espunti. Così dalle pagine di Gesù, un testamento spirituale, emerge l’occhio di un regista visionario, austero, essenziale, che guarda alla storia fondativa della cultura occidentale e ne trae il racconto di un’umanità in rivolta silenziosa, che la violenza spegne ma la Storia è costretta ad accettare, anche se solo con il senno di poi.Carl Theodor Dreyer (1889-1968) è uno tra i più grandi registi della storia del cinema, benché abbia girato solo ventuno film. Sembra quasi che l’industria cinematografica lo abbia sempre considerato una specie di corpo estraneo, diffidando del suo rigore e dei suoi temi considerati poco spettacolari. Le sue opere maggiori sono: La passione di Giovanna d’Arco, Vampyr e Ordet, con cui ottiene il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

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